Earth Day Italia

Intimamente green? Ora esiste anche la bio-biancheria

Per la serie anche l'abito fa l'ecologista: un'azienda tessile toscana lancia una linea di intimo ecologica. Un punto vendita anche a Genova

@AgriLife Today

Un’impresa toscana, con una storia lunga cinquant’anni, giunta al bivio tra la chiusura e l’innovazione , ha scelto di reinventarsi e ha investito nella ricerca di materiali innovativi, ecologici e non dannosi per l’epidermide, adattandosi alle sempre nuove esigenze di mercato.  È nato così il progetto H-earth: si producono tessuti dermocompatibili, al fine di realizzare capi per chi ha problemi di allergie o intolleranze, per gli sportivi che desiderano tessuti tecnici ma non tollerano i sintetici, per chi ama l’ambiente e vuole vestirsi ecofriendly. L’azienda di Prato, si sta allargando nel centro-nord Italia e ha un punto vendita anche a Genova, in via Parma 2.

Fiore all’occhiello è la linea di biancheria intima prodotta seconda la filosofia green più adatta alla pelle e all’ambiente.  Fibra di amido allora, per tutta la produzione; questo particolare tessuto ha i vantaggi tipici delle fibre sintetiche, come la rapida eliminazione del sudore, ma con i benefici e le proprietà dovute all’origine naturale: è un batteriostatico naturale e attenua i cattivi odori;non accumula calore è ipoallergenico ed è ecologico.

I tessuti che indossiamo interagiscono con la nostra pelle, incidendo più o meno su dermatiti e intolleranze, e questo è fatto abbastanza noto. Meno consapevolezza, invece, è diffusa sull’impatto ambientale dell’industria tessile. In effetti, quasi pare strano che un capo d’abbigliamento possa influenzare l’ambiente e l’aria che respiriamo. Eppure è così, e da un po’ di anni ormai fanno eco notizie inchieste e reportage che puntano a lasciare accesi i riflettori sulla problematica. 

Sotto accusa sia i metodi di coltivazione delle fibre sia il processo produttivo. Per esempio i tessuti sintetici come poliestere nylon e lycra sono fabbricati con derivati del petrolio, e il più naturale cotone ha bisogno di grandi quantità di pesticidi e acqua. La coltivazione della fibra di origine vegetale più conosciuta e utilizzata implica, quindi, danni all’ecosistema dove la piantagione è presente, ma anche alla salute, non solo di chi lavora nei campi: le sostanze chimiche antiparassitarie si ritrovano poi nei tessuti indossati.
 
Gli indiscutibili vantaggi dell’intimo naturale, così come di tutte le fibre tra cui è possibile scegliere nell’azienda toscana, sono l’altro lato di quello più oscuro incastrato nella ciclopica tematica dei diritti umani: le condizioni di lavoro della delocalizzazione nell’industria tessile.
In primis l’ampio uso di prodotti chimici durante tutto il processo produttivo – anche del cotone non biologico -  mette a rischio la salute dei lavoratori. E non solo: orari infiniti senza regolamentazione, salari bassissimi, doppio turno nei periodi di scadenza delle consegne, nessuna tutela contro il licenziamento e spessissimo ambienti degradati dove lavorano anche minorenni: proprio nella mancanza di garanzie per chi viene impiegato in situazioni simili, risiede il tanto anelato low cost. Il prezzo più caro lo paga qualcun altro.


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