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"Troiane" di Euripide al teatro Duse

«Come si può rappresentare oggi una tragedia dopo averne vissuta una ma senza averla vista, senza aver compianto i morti?»: con queste parole la drammaturga Angela Demattè s’interroga sul senso di rappresentare oggi Troiane di Euripide. Ed è una domanda ampia che incardina il testo classico nella temperie di dolore ed elaborazione del lutto del nostro presente. E la riflessione si rilancia e si amplifica nelle parole del regista, Andrea Chiodi: «Se vogliamo trovare uno spiraglio, un fiato di speranza io la ritrovo in quell’inizio di Ecuba in cui la regina dice: “Dobbiamo alzare la testa…”. Ecco, dobbiamo alzare lo sguardo, sollevare la testa e provare ad andare oltre la tragedia, non andrà tutto bene, ma andrà tutto secondo un bene misterioso che noi cerchiamo di indagare».

"Troiane" arriva dunque sulla scena, come una ampia rilettura della grande epopea degli sconfitti, paradigma straziante e altissimo di ogni vinto nella Storia: uno dei più grandi capolavori del canone occidentale che ad ogni rilettura sa schiudere nuovi enigmi e sollecitare nuove interpretazioni e significati, trovando sempre la strada di parlare a ogni essere umano con una forza poetica sconvolgente.

Affidandosi al talento immenso di Elisabetta Pozzi e ad un cast di attori di assoluto livello come Graziano Piazza, Federica Fracassi e Alessia Spinelli, Chiodi e Demattè danno vita a uno spettacolo che va al cuore dei grandi temi che attraversano la storia e il pensiero della civiltà europea, e che oggi risultano così vertiginosamente vicini ai tempi che stiamo vivendo: il rapporto tra essere umano e destino, il lutto e il compianto, i legami familiari e tra generazioni che eventi enormi e dolorosi travolgono, lasciando chi resta nello smarrimento e nella affannosa ricerca di un senso.


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