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"L'onore perduto di Katharina Blum" al Teatro della Corte

La vita di una donna irreprensibile va in pezzi a causa di un giornalista senza scrupoli. La macchina del fango è al centro del giallo del grande scrittore tedesco.

Un giallo, un lungo flashback che ha il sapore morboso di una inchiesta feroce e scorretta. Un clima da “sbatti il mostro in prima pagina” e infine una vendetta consumata con lucida determinazione. Con L’onore perduto di Katharina Blum, la penna affilata di Heinrich Böll, un gigante della letteratura europea – basti ricordare il suo Opinioni di un clown – fa i conti con il perbenismo borghese, con la pruderie e il provincialismo tedesco, e con il linguaggio spesso crudele della stampa.

La storia, scritta nel 1974 e diventata film l’anno successivo grazie a Margarethe von Trotta e Volker Schlöndorff, racconta della giovane, bella e irreprensibile segretaria Katharina Blum che, durante una festa, incontra un piccolo delinquente, ma sospetto terrorista e, dopo una notte d’amore l’aiuta a fuggire. Potrebbe essere un fatto di poco conto, ma sono gli anni della lotta armata, e il gesto di Katharina non sarà privo di conseguenze. Anzi. La stampa spregiudicata, incarnata dal cinico giornalista Tötges, si impossessa della vicenda e attiva quella che oggi si chiama, brutalmente, “macchina del fango”. Katharina è sconvolta. Rimane isolata. E alla fine decide di farsi giustizia da sola…

Sembra cronaca di oggi, questo racconto. Eppure, nello stile di Böll, il tema drammatico si muta anche in un lieve, ironico, empatico apologo, dove non mancano parodie al qualunquismo di certo giornalismo, né precise condanne alla moralità spiccia, alle mode e alla superficialità del tempo. Interpretato da due interessantissimi attori come Elena Radonicich e Peppino Mazzotta, nella regia di Franco Però, il testo di Böll si avvale dell’adattamento di Letizia Russo, tra le migliori drammaturghe italiane.

Photo credit: Simone Di Luca@teatronazionalegenova.it


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