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"Lei dunque capirà" di Claudio Magris al Duse

Novello Orfeo, l’uomo amato in gioventù ottiene che la protagonista possa uscire dalla strana “Casa di riposo” in cui vive; ma proprio per amore lei lo induce “con voce ferma” a voltarsi, sebbene ciò comporti il suo ritorno nel vuoto dell’aldilà. Una metafora della ricerca della verità.

Scritto nel 2006 dal triestino Claudio Magris (1939), Lei dunque capirà prodotto da Lunaria Teatro è un monologo che rivisita il mito di Orfeo, trasportandolo nella contemporaneità. Tra realismo e metafora, la narratrice racconta i tentativi fatti dall’amato per portarla fuori dalla “Casa di riposo”, diretta da un invisibile Presidente: evocazione del Dio cristiano secondo la fede popolare.

Come ad Orfeo nell’Ade, questo Presidente concede all’amato della narratrice (un poeta e musicista, uno scrittore?) di condurre la donna fuori dalla “Casa”, a patto che non si volti a guardarla prima di essere uscito all’aperto. La donna è convinta che l’uomo sia sceso a prenderla non solo per amore di lei, ma per cantare ai contemporanei la verità che i morti conoscono più dei vivi. Sapendo che questo non è vero, al fine di evitargli una delusione, la novella Euridice decide pertanto di costringere l’amato a voltarsi.

Così il suo poeta la perde e lei, dispiaciuta ma serena, ripiomba nel vuoto dell’immensa e metaforica “Casa di riposo”.


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