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Inaugurazione dei lavori di restauro della chiesa dei Santi Carlo e Vittore

Sabato 14 ottobre 2017 alle ore 17,30 verrà celebrata un Messa presieduta dal Cardinale Angelo Bagnasco in occasione dell'inaugurazione dei lavori di restauro della Chiesa di San Vittore e Carlo in via Balbi, Genova.

La chiesa, sita in via Balbi, di fronte al Palazzo Reale ed accanto al palazzo dell'Università, fu progettata nel 1629 dall'architetto Bartolomeo Biancoe terminata nel 1635 dai frati carmelitani scalzi, i quali la officiarono fino al 1974. All'anno 1743 risale la facciata a loggiato, costruita a spese di Eugenio Durazzo e decorata con marmi e stucchi.

Fondatore della chiesa, inizialmente intitolata solo a san Carlo, fu il carmelitano scalzo P. Agatangelo di Gesù e Maria (al secolo Giovanni Agostino Spinola), che acquistò il terreno e finanziò la costruzione della chiesa, affidandone il progetto al Bianco; a causa di incomprensioni intervenute tra l'architetto e i religiosi, il Bianco abbandonò la direzione dei lavori nel 1631; la costruzione fu proseguita direttamente dai carmelitani secondo il progetto originario, senza la supervisione di alcun architetto, e inaugurata il 4 novembre del 1635, nella ricorrenza del santo titolare. L'edificio fu però del tutto completato solo nel 1673.

Nel 1743 Gerolamo Durazzo finanziò la ristrutturazione della facciata con le decorazioni a marmi e stucchi. Nel 1798 il convento fu soppresso per decreto della Repubblica Ligure e abbandonato dai carmelitani; la chiesa, passata al clero secolare, l'anno seguente divenne sede parrocchiale in sostituzione di quella di San Vittore, sconsacrata e chiusa al culto (e poi demolita negli anni trenta dell’Ottocento per l'apertura della “carrettiera Carlo Alberto”), il cui titolo fu aggiunto a quello di San Carlo. Nel 1847 l'arcivescovo Placido Maria Tadini richiamò ad officiarla i carmelitani.

Due bombardamenti aerei nel maggio del 1944 causarono gravi danni alla chiesa. Il cardinale Giuseppe Siri consacrò la chiesa il 9 giugno 1962. Nel gennaio 1974, lo stesso arcivescovo ne affidava la cura alla pia unione "Fraternità della Santissima Vergine Maria".


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