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Il lungo viaggio della diagnosi psicodinamica: incontro con Nancy McWilliams a Palazzo Ducale

Nancy McWilliams e Vittorio Lingiardi sono Editors e responsabili scientifici della nuova edizione del Manuale Diagnostico Psicodinamico (PDM-2), la cui pubblicazione è prevista per il 2017.

La prima edizione, tradotta in Italia nel 2008, è stata pubblicata negli Stati Uniti nel 2006.
Il Manuale Diagnostico Psicodinamico (PDM) si propone di integrare complessità clinica e validità empirica e metodologica in vista di una formulazione dinamica del caso e della pianificazione di un trattamento basato sulle caratteristiche del paziente. Il suo approccio diagnostico è mirato a caratterizzare l’intera gamma del funzionamento individuale: personalità, capacità mentali, sintomi, risorse.

Se il DSM può essere definito una «tassonomia di malattie», il PDM è piuttosto una «tassonomia di individui», in altre parole si prefigge di fornire al clinico informazioni per capire «che cosa una persona è e non solo che cosa una persona ha».

Nell’ottobre 2013 l’American Psychoanalytic Association pubblica sul suo sito (www.apsa.org) queste osservazioni: «c’è posto, nel campo della salute mentale, per classificare i pazienti in base alle descrizioni dei sintomi, del decorso della loro patologia, e di altri elementi obiettivi. Tuttavia, come psicoanalisti, sappiamo che ogni paziente è unico. Due individui con lo stesso disturbo, sia esso depressione, lutto complicato, ansia o ogni altro tipo di patologia mentale, non avranno mai le stesse potenzialità, necessità di trattamento o risposte agli interventi terapeutici. che si attribuisca o meno valore alle nomenclature diagnostiche descrittive come il DSM-5, l’assessment diagnostico psicoanalitico è un percorso di valutazione complementare e necessario, che si propone di fornire una comprensione profonda della complessità e unicità di ciascun individuo, e dovrebbe far parte dell’assessment diagnostico di ogni paziente, perché questo sia accurate e complete. Anche per quei disturbi psichiatrici che hanno una forte base biologica, vi sono fattori psicologici che contribuiscono all’esordio, al peggioramento e al modo in cui si esprime la malattia. I fattori psicologici influenzano anche il modo in cui ogni paziente partecipa al trattamento. È ormai appurato che la qualità dell’alleanza terapeutica è il miglior predittore dell’esito terapeutico, indipendentemente dal disturbo per cui si cerca aiuto. I professionisti della salute mentale che cercassero informazioni su un sistema diagnostico in grado di descrivere tanto i livelli profondi quanto quelli visibili in superficie dei pattern sintomatici, e anche il funzionamento personologico, emotivo e sociale di un individuo, possono consultare il Manuale Diagnostico Psicodinamico (PDM)».

Nella guida tascabile al DSM-5 Esame Diagnostico, Nussbaum (2013, p. 256) osserva: “L’IcD-10 si concentra sulla salute pubblica, mentre il PDM si focalizza sulla salute e sul disagio psicologico di una persona in particolare. Diversi gruppi psicoanalitici hanno collaborato per creare il PDM come complemento ai sistemi descrittivi rappresentati dal DSM-5 e dall’IcD-10. come il DSM-5, il PDM include dimensioni che tagliano trasversalmente le categorie diagnostiche insieme a un resoconto approfondito dei pattern e dei disturbi di personalità. Il PDM utilizza alcune categorie diagnostiche del DSM, ma include resoconti delle esperienze interiori di una persona che si presenta per ricevere un trattamento”.

Rispetto alla prima edizione, la nuova edizione del PDM, condotta sotto la direzione di Lingiardi e McWilliams che hanno coordinato le diverse task force internazionali che hanno partecipato alla costruzione del PDM-2, rappresenta sia la continuità sia il cambiamento. La struttura multiassiale di base (Asse P – Personality, Asse M – Mental Functioning, Asse S – Symptoms and Subjectivity) verrà mantenuta, ma saranno introdotte importanti innovazioni. In particolare, la diagnosi sarà fortemente legata alla ciclo di vita e verranno fornite numerose indicazioni circa gli strumenti più indicati per giungere alla formulazione del caso. L’elenco delle sezioni e dei capitoli del PDM-2 ci permette di capire la struttura del nuovo PDM-2: 1) Adulti, 2) Adolescenti (12-19 anni), 3) Bambini (4-11 anni), 4) Prima infanzia (0-3 anni), 5) Anziani, 6) Assessment, 7) Profili clinici.

In sintesi, obiettivo del PDM è cogliere e descrivere le specificità psicologiche e psicopatologiche dei singoli pazienti senza rinunciare alla possibilità di ricondurle a categorie diagnostiche generali e condivise, in vista di una formulazione utile alla scelta del trattamento. Sappiamo infatti che senza un approccio in grado di superare la tendenza a considerare la diagnosi un semplice elenco di sintomi e comportamenti presenti/assenti, la relazione terapeutica rischia di essere compromessa o addirittura danneggiata. Evitare questo rischio è il motivo principale per cui gli autori del PDM propongono alla comunità dei professionisti della salute mentale questo sistema diagnostico.


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