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“Tra realtà e immaginazione, architettura e fotografia”: il fotografo Aldo Amoretti al Ducale

Martedì 11 dicembre, alle ore 17.45, nella Sala del Munizioniere di Palazzo Ducale si tiene la conferenza “Tra realtà e immaginazione architettura e fotografia” con protagonista l’architetto e fotografo Aldo Amoretti. Si tratta dell’incontro finale della rassegna della Fondazione Ordine degli Architetti di Genova “Big November 4 – Architectura et media”, curato da Benedetto Besio.

Aldo Amoretti, sanremese, laureato in architettura a Milano nel '92, ha lavorato come architetto fino al 2005, con Marco Calvi, ottenendo numerosi riconoscimenti nazionali e internazionali per l'ampliamento del cimitero di Santo Stefano e del cimitero Armea di Sanremo. Tra i premi ricevuti per il lavoro di architetto si ricorda AR+D Emerging Architecture Award nel 2006 e nel 2003, il Prix PAI nel 2006, l' Archdaily Building of the year 2006 e il Premio L.Cosenza nel 1996, 2002 e 2004.
Nel 2005 inizia a lavorare come fotografo free-lance. Le sue fotografie sono state pubblicate dalle più importanti riviste come The Architectural Review, Detail, Abitare. Il suo lavoro è stato esposto alla Biennale di Venezia, alla Galerie d’Architecture a Parigi, al Bund Deutscher Architekten BDA a Stoccarda. Ha collaborato con diversi studi di architettura quali, fra gli altri, Peter Zumthor, BIG, Snøhetta, Dorte Mandrup, Josep Lluis Mateo, Auer Weber. Nel 2017 ha vinto il premio internazionale Architizer a+Award per le fotografie del Museo della Miniera di Zinco a Sauda in Norvegia, progettato da Peter Zumthor. Lavora tra Sanremo e Barcellona.

«Per me la tecnica è solo il mezzo per trasformare le mie sensazioni in fotografie – spiega Amoretti – Ogni volta inizio studiando il progetto, leggendo testi e possibilmente incontrando l'architetto: così raccolgo le informazioni razionali, ma quando sono davanti all'edificio la concentrazione mi aiuta a capire ciò che non è misurabile o definito. Ogni costruzione può raccontare una storia: per sè stessa, per il contesto, per la storia, per chi ci vive o altro ancora; e talvolta riesco a oltrepassare la struttura fisica per entrare nello spazio reale dell'architettura: lo spazio metafisico. Quando andai in Norvegia per fotografare il Museo della Miniera di Zinco, di Peter Zumthor, scelsi di andare in inverno, stando quattro giorni nei boschi, per percepire a fondo la storia e le estreme condizioni geografiche di quella remota miniera. Le successive scelte tecniche - luce, colore inquadrature - furono i mezzi per esprimere quello che avevo appreso».


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