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Dieci comandamenti o dieci parole? Quattro lezioni di Haim Baharier

La Costituzione degli Israeliti, il Decalogo, che è una delle fonti culturali dell’Occidente, non è contemporanea alle narrazioni della Genesi, per cui esplicitamente le sue pretese non risultano universali.

I suoi sviluppi teorici e pratici si realizzano lungo il cammino del popolo ebraico attraverso il deserto e, quindi, non entro i confini geopolitici cui accederà al termine di quel cammino.

L’oggi vive in un deserto irto di pericoli. Per Baharier è giunto il momento di interrogare nuovamente il Decalogo, attualizzarne le parole, approfondirle.

Ecco le lezioni:

  1. 14 novembre -  “Lo schiavo che se ne va non può che fuggire”, un antico pregiudizio smentito dalla prima promessa del Decalogo.
  2. 21 novembre - “anche i sacerdoti che si avvicinano a Ad(o)nai dovranno santificarsi” perché si realizzi la seconda promessa.
  3. 28 novembre - Lo Shabbàt, la domenica degli Ebrei, non è una domenica che cade di sabato.
  4. 5 dicembre - La Parola Anokhì (l’Io divino) è colui che fa uscire, colui che libera dalla schiavitú, colui che edifica col filo a piombo della rettitudine.

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