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"Festen - Il gioco della verità" al teatro Ivo Chiesa

Photo credits Giuseppe Distefano (sito web Teatro Nazionale Genova)

Dal 6 al 9 aprile, al teatro Ivo Chiesa, arriva "Festen - Il gioco della verità" di Thomas Vinterberg, Mogens Rukov e Bo Hr. Hansen, per la regia di Marco Lorenzi, prodotto da Teatro Piemonte Europa, Elsinor Centro di Produzione Teatrale, Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Solares Fondazione delle Arti in collaborazione con Il Mulino di Amleto.

All’inizio, nel 1998, è stato un film implacabile e bellissimo di Thomas Vinterberg, vincitore del Gran Premio della Giuria a Cannes. Poi è stato adattato per il teatro da David Eldridge e messo in scena a Londra, con altrettanto successo. Adesso, questa feroce festa in famiglia arriva in Italia con un affiatatissimo e potente gruppo di interpreti guidati da Marco Lorenzi.

Scrive il regista sul sito web del teatro: «Festen è un abisso. Ci chiama in causa, ci sposta dall’indifferenza in cui rischiamo di scivolare in un tempo costellato da paure e incertezze come il nostro, un tempo di divertissement e entertainment mentre intorno a noi tutto si sgretola, un tempo in cui è facile voltare lo sguardo per continuare a dire che “dopo questo piccolo – come potremmo definirlo – intermezzo, possiamo proseguire la festa”.  Festen sembra raccontare una festa per celebrare i 60 anni del patriarca, ma in verità ha a che vedere con il nostro rapporto con la verità, con il potere e con l’ordine costituito. Sono sempre più sicuro che il nostro Festen sia una comunità di esseri umani che recitano una commedia mentre uno di loro combatte come un pazzo per mostrare che in realtà sono tutti in una tragedia. Per questo Festen è radicalmente politico. In questa tensione tra due forze, così opposte e profonde, sta la forza del lavoro che ci porterà a mostrare quanto sia necessario strappare quel diaframma che ci impedisce di vedere realmente le cose come stanno. Mi sembra molto toccante poter chiedere al pubblico: qual è la verità? Cosa scegliamo di guardare? A cosa scegliamo di credere? Con un gigantesco piano-sequenza, che lungo tutto lo spettacolo verrà girato dagli stessi attori e proiettato davanti allo sguardo della platea, cerchiamo di amplificare, ironizzare, dissacrare e approfondire il senso di quelle domande».


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