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"Le creature di Prometeo/Le creature di Capucci": anteprima nazionale ai Parchi di Nervi

Sabato 1 agosto alle 21,15 ai Parchi di Nervi arriva l'anteprima nazionale de "Le creature di Prometeo/Le creature di Capucci", concerto con azione scenico-coreografica su musica di Beethoven, con costumi originali di Roberto Capucci e l'orchestra del Teatro Carlo Felice diretta da Leonardo Sini. Movimenti coreografici di Simona Bucci, compagnia Daniele Cipriani.

Salvatore Viganò (1769-1821), coreografo e ballerino vissuto durante il periodo napoleonico, fu uno dei più illustri rappresentanti dello stile neo-classico diffuso in tutta Europa, e in tutte le arti, alla fine del ’700. Non sappiamo come Viganò, una vera e propria star dell’epoca, abbia incontrato il trentenne Beethoven, in quel momento non ancora assurto a mito e, soprattutto, inesperto di teatro e in particolare di danza. Sta di fatto che nel 1800 il giovane compositore fu incaricato, da parte del Teatro Imperiale di Vienna, di musicare un soggetto coreografico di Viganò intitolato originariamente Gli uomini di Prometeo; un “ballo eroico allegorico” in due atti suddivisi in una successione organica di quadri scenico-coreografici. L’argomento si rifaceva al mito greco di Prometeo, raffigurato come colui che dona la scintilla della razionalità all’umanità bruta, un tema che percorre tutta la cultura tedesca a cavallo tra ’700 e ’800: il titano plasma due statue alle quali infonde la vita, quindi le conduce sul Parnaso e ne fa dono ad Apollo e alle Muse che rivelano loro l’arte e la bellezza, completando così la loro umanizzazione. Nel secondo atto, le creature di Prometeo vengono istruite nella musica da Anfione, Arione e Orfeo, nella tragedia e nella commedia da Melpomene e Talia, nella danza rituale e pastorale da Tersicore e Pan e in quella orgiastica da Dionisio.

Le figure coreografiche ideate da Viganò diedero a Beethoven l’occasione di allineare sedici “numeri” di una tra le sue partiture più levigate ed eleganti, una sorta di equivalente musicale delle statue di Canova. Beethoven, qui, si presenta come un raffinato musicista neoclassico, con un atteggiamento, verso la musica che gli sta alle spalle, a quello che avrà Stravinskij oltre un secolo dopo: amore, rispetto, ma anche una leggera ironia. Splendidi i momenti concertanti, come il solo  del violoncello nel n. 5 (seconda parte, Andante quasi Allegretto), e i preziosi tocchi coloristici, come quello dell’arpa di sfondo ai fiati (ancora nel n. 5). Il tutto introdotto  dalla festosa Ouverture, divenuta un celebre pezzo da concerto a sé, così come festosa è la conclusiva “Danza generale”, in cui appare un’idea melodica carica di futuro per Beethoven: verrà utilizzata, infatti,  nel Finale dell’Eroica e nelle successive Variazioni pianistiche sullo stesso tema.

Le creature di Prometeo, che debutterà in prima assoluta al Festival di Spoleto il 28 agosto, viene presentato a Nervi in anteprima nazionale. I movimenti coreografici sono curati da Simona Bucci, mentre i costumi sono firmati da uno dei più grandi stilisti italiani, Roberto Capucci.

Roberto Capucci

Più che uno stilista Roberto Capucci è un artista, un genio della scultura in tessuto che, evolvendosi negli anni, capisce che le sue opere non possono seguire i ritmi vertiginosi della moda, ma devono essere concepite come opere d’arte. Nato a Roma nel 1930, mostra fin da bambino amore per l’arte. Frequenta il Liceo artistico e studia all’Accademia di Belle Arti. Trova poi lavoro preso Emilio Schuberth, dove impara l’arte della creazione di moda. Nel 1950 fonda la sua casa di moda e nel 1951 disegna gli abiti indossati dalla moglie e le figlie di Giovan Battista Giorginini nella famosa prima sfilata della moda Italiana a Villa Torregiani, suscitando l’ammirazione dei giornalisti e compratori che lo motivano a presentarsi ufficialmente nelle sfilate del anno seguente. In questa decade crea la linea “colomba”, la linea “banjo” e la più famosa linea “scatola”, che rimarrà  un leitmotiv della sua carriera. Un gran riconoscimento gli viene dato nel 1956, quando lo stesso Christian Dior, all’apice della sua carriera, lo definì in un’intervista “il miglior creatore della moda italiana”, evidenziando l’originalità  delle sue opere. Un altro gli verrà conferito due anni dopo, con la vittoria del cosiddetto “Oscar della Moda” per l’Italia a soli 28 anni.  Roberto Capucci si è sempre distinto per non voler aderire a schemi, ma per crearli egli stesso attraverso le sue geometrie, che trasformano il corpo delle donne in vere e proprie sculture di tessuto, traendo ispirazione dalla musica, dalla natura e dall’arte. Approda a Parigi nel 1962, dove apre un atelier in cui sperimenta nuovi materiali. Sei anni più tardi rientra definitivamente in Italia e si dedica interamente al suo atelier romano. Questa esperienza lo porterà  a trasformare i suoi abiti in sculture con una propria autonomia, discostandosi dal mercato della moda e dalla tradizione sartoriale. Il primo di questa serie di abiti sculture fu l’abito Colonna in raso bianco, il quale fu seguito da una lunga fase di sperimentazione con materiali come juta, paglia, pietre e giunco, che evidenziano uno stretto vincolo con l’arte povera. Questo connubio tra arte e moda lo porta alla conclusione che le sue opere non possono più adeguarsi al sistema moda; così, nel 1980, si dimette dalla Camera Nazionale dell’Alta Moda e decide di creare una collezione all’anno e di presentarla in una città  diversa ogni volta, come fosse una mostra personale di un artista. La prima sfilata viene realizzata a Milano a Palazzo Visconti: abiti d’ispirazione settecentesca di taffetà  nero e viola in netto contrasto con le decorazioni rosa, stupiscono il pubblico. Seguono New York, Tokyo, Parigi, Pechino, ecc., con collezioni dai titoli suggestivi quanto gli abiti, che lo consacrano non più come semplicemente creatore di moda, ma come artista del tessuto. Nel 2005-06 viene costituita la Fondazione Roberto Capucci, dedicata alla conoscenza, conservazione e promozione del lavoro del Maestro, che ha sede a Firenze in Villa Bardini.

Leonardo Sini

Il direttore d’orchestra Leonardo Sini, vincitore del Primo Premio al prestigioso Concorso Internazionale di direzione d’orchestra Maestro Solti, si sta rapidamente affermando nel panorama musicale europeo come uno dei più promettenti direttori della sua generazione. Negli ultimi anni ha collaborato in veste di direttore e direttore assistente con numerose orchestre e teatri d’opera europei dirigendo fra le altre la Netherlands Philharmonic Orchestra, Residentie Orkest, Orchestra del Teatro Petruzzelli, Teatro Volksoper di Vienna, Noord Nederlands Orkest, Netherlands Symphony Orchestra, Opera North di Leeds, Ulster Orchestra (Belfast), Philharmonie Zuidnederland, Orchestra del XVIII secolo, Bochumer Symphoniker. Spinto da una forte passione per l’opera, nel 2017 fa il suo debutto al Bredeweg Festival di Amsterdam dirigendo La Bohème di G. Puccini con la Netherlands Philharmonic Orchestra e il Dutch National Opera Chorus. Nel dicembre 2017 la vittoria al prestigioso Concorso Internazionale di direzione d’orchestra Maestro Solti lo porta a dirigere l’Orchestra dell’Opera di Stato Ungherese, l’Orchestra Filarmonica di Győr e la Pannon Philharmonic Orchestra esibendosi al Teatro Erkel di Budapest ed al Kodály Centre di Pécs. Nella stagione 2018/19 sarà sul podio di numerose orchestre liriche e sinfoniche tra cui l’Opera di Stato Ungherese a Budapest, la Pannon Philharmonic Orchestra, Netherlands Symphony Orchestra, l’Orchestra del Teatro Petruzzelli, l’Orchestra dell'Ente Concerti “M. de Carolis”, Hungarian Symphony Orchestra, Szolnok Symphony Orchestra. Nella stagione 2019/20 farà il suo debutto, fra gli altri, al Maggio Musicale Fiorentino dirigendo La Traviata, al Teatro Carlo Felice di Genova dirigendo La Bohème, al Circuito Lirico Lombardo –  Opera Lombardia dove dirigerà La Sonnambula. Altri impegni futuri lo vedranno impegnato alla guida di diverse orchestre sinfoniche fra cui la Savaria Symphony Orchestra e Alba Regia Symphony Orchestra. Nato a Sassari nel 1990, Leonardo Sini comincia i suoi studi musicali presso il Conservatorio di Musica “L. Canepa” diplomandosi in tromba nel 2009. Si perfeziona in seguito presso la Royal Academy of Music di Londra dove consegue il Master of Arts nel 2013. A Londra intraprende lo studio della direzione d’orchestra con Sian Edwards e collabora con diverse orchestre esibendosi fra le altre nella prestigiosa Royal Festival Hall. Nel 2015 si trasferisce in Olanda dove approfondisce gli studi di direzione d’orchestra con Jac van Steen, Ed Spanjaard e Kenneth Montgomery nel National Master of Orchestral Conducting, un prestigioso programma del Royal Conservatoire dell’Aia e del Conservatorium van Amsterdam, conseguendo il Master nel 2017. Durante i suoi studi partecipa inoltre a numerose masterclass lavorando con affermati direttori d'orchestra tra cui Daniele Gatti, Marc Albrecht, Harry Christopher e Gianluigi Gelmetti.

Simona Bucci

Nata a Bergamo si trasferisce a Firenze dove frequenta la Facoltà di Architettura presso l’Università degli Studi di Firenze, negli stessi anni comincia i suoi studi di danza. Nel 1981 si trasferisce a New York dove studia con Alwin Nikolais, Murray Louis, Hanya Holm, Claudia Gitelman e presso il Merce Cunningham Studio. Nel 1982, sempre a New York, entra a far parte della Claudia Gitelman Dance Company ed in seguito danza con Sebastian Prantl per un progetto del Withney Museum. Nel 1983 rientra in Italia e fonda a Firenze la Compagnia di Danza Contemporanea Imago ed in seguito il Centro di Danza Contemporanea Imago Lab. Importanti per la sua formazione sono gli incontri con i maestri Larrio Ekson e Richard Haisma. Oltre a danzare e coreografare per la propria compagnia, collabora con altre formazioni. Sue coreografie vengono presentate in importanti festival di danza come “L’Estate Fiesolana” (con produzioni nel 1988, ’89, ’90), “Vignale Danza”(dove le viene assegnato un premio al merito) “Milano chiama Italia”, “Festival di Niòn” (Svizzera), partecipa a trasmissioni RAI come “Festa” spettacolo in Eurovisione da Napoli con la direzione di Vittoria Ottolenghi. Nel febbraio 1991 presenta una sua coreografia al Marymounth Theatre di New York. Nel maggio del 1991 Alwin Nikolais la nomina sua assistente e collabora con questo incarico al corso di perfezionamento tenuto dal Maestro Nikolais per il Centro Regionale della Danza di Reggio Emilia. Nel giugno del 1991 entra a far parte, come solista, della Alwin Nikolais Dance Company di New York, danzando in alcuni dei più importanti teatri del mondo, dall’Operà di Parigi, Teatro Olimpico di Roma, Teatre de la Ville di Parigi, Anfiteatro Romano di Verona, a Seul in Corea, Kuopio in Finlandia. Nel 1992 oltre che a danzare con Nikolais coreografa per la sua compagnia “Au contraire” con cui debutta a New York. Nel 1995 lascia la compagnia di Nikolais e viene invitata ad insegnare a Rotterdam in un progetto patrocinato dalla Comunità Europea. Nel 2000 diventa assistente di Carolyn Carlson, coordinatrice e docente dell’Accademia Isola Danza, La Biennale di Venezia, ruolo che ricopre per tre anni. Nel maggio del 2002 debutta a Venezia con un suo lavoro dal titolo Di ombre cerchiati gli occhi con musiche originali di Paki Zennaro commissionato e prodotto dalla Biennale di Venezia e dalla Fondazione Regionale per lo Spettacolo del Friuli Venezia Giulia. Nel novembre del 2003 debutta a Chiasso, Svizzera, con il duetto Indissolubile eco ispirato ad un’opera di Francisco Goya. Ha curato le coreografie delle messa in scena di: Cyrano De Bergerac, regia di Daniele Abbado, per il Teatro Argentina di Roma, e Sogno di una notte di mezza estate, regia di Daniele Abbado, presentato al Teatro Petruzzelli di Bari. Nel maggio 2018 debutta a Firenze, nell’ambito del Festival Fabbrica Europa, con la nuova produzione per la sua Compagnia, Interrogai me stesso, lavoro creato per l’artista giapponese Hal Yamanouchi. Per il regista Daniele Abbado, crea le coreografie per Macbeth per il Teatro Regio di Parma, debutto settembre 2018, e per Rigoletto, debutto a dicembre 2018 al Teatro dell’Opera di Roma.


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