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Concerto per silenzio e corde percosse con Stefano Guarnieri non solo classica

Storie di musica che ci fanno riunire come davanti a uno stesso fuoco, regalandosi “coccole musicali” prima di un nuovo lunedì. Che fine hanno fatto i compositori? Dopo la frantumazione del linguaggio dal secondo dopoguerra in poi, sembra che siano andati a poco a poco scomparendo, emergendo ogni tanto qua e là, come sporadiche apparizioni, ma mai più con la forza con cui un tempo si imponeva la figura di un maestro o di un caposcuola. La musica, come tutto il panorama dell’arte, si è sempre più relativizzata, non esiste cioè più un linguaggio condiviso da tutti che sia universalmente riconosciuto, ma ne esistono tanti quanti sono gli autori delle musiche. Ognuno col suo stile, ognuno mostrante "solo" una sua porzione di realtà, perché di più non è più possibile fare.

Cos’è musica colta oggi? Cosa significa scrivere musica oggi? C’è altro oltre Piovani e Morricone? Si c’è.  Ed è precisamente quello che questa serata vuole mostrare.

Esiste ancora oggi la possibilità di esprimere un pensiero critico, autonomo attraverso la musica. La ricerca non ha mai fine, e oggi scopriamo come la musica, e in particolare quella che esce dalla città di Genova, da questo punto di vista sia più prolifica che mai, sfornando autori del calibro di Stefano
Guarnieri (classe 1977), compositore, pianista, baritono, maestro di strumento e vocal coach. Artista ecclettico e poliedrico, curioso e sempre aperto alle novità e alla valorizzazione di quest’arte in tutte le sue forme, in particolare quella contemporanea, che per la prima volta nel suo percorso artistico porta
sul palco semplicemente se stesso.

Le sue idee, le visioni, ma soprattutto le sue domande, prendono forma in un dialogo con se stesso e col pubblico tra un brano e una riflessione scritti di suo pugno. Sul banco ci sono i temi cari alla contemporaneità, cui si riallaccia eseguendo al pianoforte in primis Sechs Kleine Klavierstücke di Arnold
Schönberg ed alcuni pezzi di John Cage. L’atonalità, l’aleatorietà, il problema della forma, il tempo e la sua percezione, la musica minimale... Impressioni che si fanno sentire nei passaggi delle sue composizioni dai titoli evocativi: Piccole illusioni armoniche (da “Strutture Americane I”), Poetica di un
ingranaggio, Studio sui riverberi e i ricordi, Appunti di Viaggio (Nagasaki – Fukuoka – Tioman) ecc. Una serata dove è possibile sentire davvero “il polso” della musica contemporanea, insomma una serata da non perdere... per non perdere la bussola!


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