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Rockets Day 5 al Casa Mia Club

Grazie all'organizzazione di Fabio de Luca ed alla disponibilità del Casa Mia Club, quest'anno si svolgerà l'evento raduno dei Rockets-fans a Genova.

In programma il concerto live della Universal Band - Tribute Band ufficiale dei Rockets, la straordinaria partecipazione di Fabrice Quagliotti ed Alain Groetzinger ed una curata esposizione di collezionismo e memorabilia dedicata al mondo dei Rockets passati e presenti.

Precederà il concerto un'apericena a cui prenderanno parte tutti i protagonisti.

Universal Band è dal 2003 la tribute band ufficiale del glorioso gruppo francese dei Rockets, famoso negli anni '80 per il loro look spaziale e per successi come "On the road again"," Electric Delight" e "Galactica".

Universal Band come tribute band ufficiale al gruppo "argentato", ripropone in tutto e per tutto il loro spettacolo (costumi, luci, effetti, sound). Il concerto pertanto è un appuntamento assolutamente da non mancare per gli amanti dei profeti dello space rock o per fare un indimenticabile tuffo nel passato!

SPECIAL GUESTS STAR ROCKETS:

FABRICE QUAGLIOTTI - tastiere, (1977-presente)

ALAIN GROETZINGER - batteria, percussioni (1974-1983)

Rockets: A metà degli anni settanta, il produttore francese Claude Lemoine entrò in contatto con un gruppo di giovani e giovanissimi (all'epoca tra i 15 e i 20 anni) che, già stanchi del rock-blues "alla Led Zeppelin" in gran voga nella metà degli anni '70 in Europa, avevano iniziato a sperimentare altre sonorità. Il gruppo, dopo gli inevitabili assestamenti e cambi di formazione e di nome avvenuti tra il 1974 e il 1976, si consoliderà a partire dal secondo LP (1978) nella formazione sopracitata, composta da Le Bartz, L'Her, Quagliotti, Maratrat e Groetzinger.

Il primo album dei Rockets è l'omonimo lavoro del 1976 (uscito l'anno seguente nel resto d'Europa). Il disco è anche conosciuto familiarmente come Future Woman dal nome del brano-guida, presente in due versioni differenti che aprono e chiudono il disco, o come "Disco Verde", dal cromatismo prevalente in copertina.

Già in quell'anno il loro look spaziale, argenteo e alieno, è completo: usano costumi in lamé di taglio fantascientifico, chitarre e bassi fatti costruire in forma di stella, sole o altri simboli arcani; l'uso del vocoder non è ancora arrivato ma le voci sono già fortemente elaborate in modo da sembrare provenienti da altri mondi; negli spettacoli fanno uso di fumi, luci e pirotecniche non comuni in gruppi di piccolo calibro. L'unico pezzo che viene trasmesso frequentemente in radio è il sopracitato Future Woman, ma anche lo strumentale Apache, remake di un classico degli inglesi Shadows del 1962 si fa notare. Il resto dell'album è ricco di paesaggi sonori alieni ed anche rockeggianti, ma nessuno degli altri pezzi lascia il segno.

Il secondo album (1978) porta il nome del brano che a tutti gli effetti li lancerà nelle classifiche centro-europee: On the Road Again. La base è un vecchio pezzo dei Canned Heat, blues band del Sud degli USA, pezzo che i Rockets interpretano secondo il loro caratteristico stile, facendone un tormentone disco-psichedelico che vende un gran numero di copie ed è ballato in tutte le discoteche nell'estate 1978. Il resto dell'album è della stessa caratura; i pezzi sono omogenei tra loro sia in stile che in sonorità e mantengono, per così dire, l'atmosfera costante per tutta la durata dell'LP. Inoltre, la quantità e l'uso degli strumenti elettronici (vocoder e sintetizzatori, ma anche percussioni elettroniche ed effetti per chitarra) è onnipresente e per giunta molto avveniristico.

La contemporanea uscita di On the Road Again e di The Robots eseguita dal gruppo tedesco Kraftwerk (entrambi i pezzi facevano uso della voce modificata con il vocoder) ha fatto sì che i due gruppi venissero accomunati, anche se il loro stile era a larghi tratti differente.

Nel 1978 i Rockets, si può dire, "emigrano" in Italia. Il produttore Maurizio Cànnici, manager della CGD-Messaggerie Musicali, storica etichetta italiana, si "innamora" di loro dopo aver assistito a una loro esibizione in una discoteca di Cannese riesce quasi a trapiantarli, con l'effetto che dall'estate 1978 in poi i Rockets saranno presenti in pianta stabile in Italia molto più di quanto non lo siano nella stessa Francia o nel resto d'Europa. L'operazione commerciale di Cannici sortisce ottimi risultati: i Rockets in Italia arrivano subito in TV partecipando a trasmissioni quali Stryx e I mostri; le vendite dei dischi, le presenze ai concerti e sulle riviste sono pari a quelle dei più grandi calibri della musica internazionale.Con questo album il tastierista Fabrice Quagliotti entra a fare parte della band.

I Rockets, per nulla intontiti dal successo, lavorano molto bene, velocemente e in maniera molto competente: nel 1979 esce il loro disco di maggior successo, Plasteroid, che aumenta ed espande il lavoro fatto sul disco precedente. Qui la produzione è ancora più decisa; i suoni più ricercati e percussivi; gli strumenti sono di più, meglio suonati e meglio registrati; l'elettronica è quanto di meglio offrisse la tecnologia di quel tempo (gli strumenti digitali non erano ancora disponibili e si lavorava solo in analogico), ma è anche ben calibrata e non ossessiva. Ma è soprattutto il materiale musicale a fare la differenza: poca concessione ai pezzi strumentali rispetto ai vecchi album, ma le canzoni hanno molte colorazioni, sonorità accattivanti e preponderanti melodie, rimangono facilmente in testa e contribuiscono a far vendere l'album ben oltre il disco d'oro e di platino (oltre 1 milione di copie).


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