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"Barzellette" con Ascanio Celestini al Teatro della Corte

Divertenti, dissacranti, scorrettissime. Ascanio Celestini dal 4 al 6 febbraio 2020 al Teatro della Corte racconta le barzellette con la sapienza di un grande narratore, mettendole in fila come i vagoni di un treno.

Ascanio Celestini, il menestrello, il cantore, lo scrittore, il testimone vivo del nostro tempo, negli ultimi lavori si ostina a parlare di speranza e di quelli che non hanno speranza. A partire da Laika e poi con Pueblo, sue recenti creazioni, Celestini affronta con un sorriso candido e feroce l’ostinata, faticosa ricerca di felicità di chi non ha più nulla, di chi è ai margini e dovrebbe aver, da tempo, rinunciato a tutto. Nei suoi lavori, accompagnato dalla musica dal vivo di Gianluca Casadei, definisce subito il luogo. E sono luoghi emblematici della surmodernità: il grande magazzino, il centro commerciale, la periferia della città e dell’umanità. Poi si focalizza sulle anime che girano sparute in quegli spazi. E ci trascina a incontrarle, ad ascoltarle.

Per Barzellette, spiega Celestini, abbiamo a che fare con una «piccola stazione terminale. I treni arrivano e tornano indietro perché i binari si interrompono. Nell’attesa il ferroviere racconta le sue barzellette, quelle che ha raccolto dai viaggiatori. Gente sconosciuta che arriva e riparte senza lasciare nient’altro che le proprie storie buffe. E perché le ha raccolte?». Ecco allora le storielle, le battute feroci, per ridere di tutto e di tutti, a partire da noi stessi.

I morti, i vivi, i poveri, i sognatori, i disperati, i persi, gli ubriaconi, le feste e i funerali: si amplia dunque l’affresco popolare e popolano di Celestini, con racconti che hanno sempre un ritmo vorticoso, surreale, vibrante, divertente, irriverente. Mette in fila poesia e turpiloqui, canzoni e parolacce: il giullare Celestini coglie dettagli della nostra quotidiana e banale tragedia, ne fa brillare la bellezza, ne svela la speranza mai rassegnata. Così, quando meno te lo aspetti, ti commuovi per una barzelletta che ha il sapore aspro della verità.


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