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"Anna dei miracoli" porta al Duse una toccante riflessione sul tema dell'amore

Un’educatrice dal passato difficile giunge in una famiglia borghese per aiutare la giovane figlia sordocieca: da una storia vera una toccante riflessione sul potere dell’amore.

«Cosa succede quando in una famiglia arriva il figlio “difettato? Cosa succede ad un padre ed una madre che si confrontano quotidianamente con l’esistenza di una creatura che hanno messo al mondo ma con cui non possono comunicare? Helen non vede, non sente e non parla. E i suoi genitori non sanno dove sbattere la testa. La pietà e la rabbia, la speranza e il senso di sconfitta, l’amore e l’odio: ogni sentimento è concesso, ogni reazione è imprevedibile. E lei, Helen, cosa percepisce di quello che ha intorno? In una società dove solo il bello è vincente, solo il sano è tollerato, padre e madre non hanno scampo: Helen va allontanata, messa in un istituto, nascosta, dimenticata». Con queste parole la regista Emanuela Giordano, autrice anche dell’adattamento del famoso testo scritto da William Gibson, racconta quelli che sono i temi scottanti di Anna dei miracoli.

Diventato film nel 1962, con la regia di Arthur Penn (e l’interpretazione da Oscar di Anne Bancroft e Patty Duke), l’incontro tra Helen e Anne si apre oggi a nuove suggestioni.

«È una storia vera – spiega la regista – e racconta l’epocale passaggio alla lingua dei segni, considerata tra le prime dieci grandi scoperte della storia moderna, un bene immateriale dell’umanità, una rivoluzione linguistica che ha permesso di aprire un dialogo tra chi parla e chi non parla. La lingua dei segni permetterà finalmente ad Helen di raccontare la sua storia, di apprendere, di esprimere sentimenti e necessità, di crescere e di farsi rispettare. Grazie ad un adattamento che va all’essenza, Anna dei miracoli racconta tanto di noi, dei nostri limiti e del coraggio che ci vuole a superarli». A interpretare la protagonista, un’attrice di grande sensibilità come Mascia Musy, affiancata da Fabrizio Coniglio, Anna Malamaci e Laura Nardi.

Photo credits: Margherita Mirabella@teatronazionalegenova.it


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