Cronaca

Accusato di abusi sessuali sui seminaristi, prete "rifugiato" a Genova

La denuncia della Rete L'Abuso. Il religioso è stato accusato più volte negli anni da giovani seminaristi e dall'Argentina si troverebbe ora a Genova

Si troverebbe a Genova - "rifugiato" presso un istituto religioso a Dinegro - padre Carlos Buela, fondatore della congregazione dell'Istituto del Verbo Incarnato, accusato di abusi sessuali in Argentina da una ventina di seminaristi.

A sostenerlo è Francesco Zanardi, portavoce della Rete L'Abuso, associazione nata dall'idea di un gruppo di vittime di preti pedofili.

Padre Buela (che sul suo sito ha pubblicato i video delle sue prediche, alcune delle quali riguardano anche l'educazione sessuale) era stato denunciato più volte: le prime erano arrivate nel 2005 da parte di un seminarista che aveva raccontato di aver subito abusi quando aveva 12 anni, poi anche nel 2009, da parte di altri giovani argentini dell'Istituto del Verbo Incarnato. Del caso si era occupata la Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, che aveva predisposto la rimozione del religioso dall'ufficio di Superiore Generale dell'Istituto del Verbo Incarnato, e l'obbligo di risiedere fino a nuovo ordine lontano dal proprio istituto, in Francia, sostenendo anche in un documento ufficiale che il Papa fosse stato messo al corrente.

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Successivamente - scrive Zanardi - il prete viene trasferito in Spagna, e ora si troverebbe a Genova, presso l'istituto religioso maschile dell'IVE di Dinegro. Oltre però ai provvedimenti presi dal Vaticano, giudicati decisamente troppo "teneri" dalla Rete L'Abuso, gli stessi attivisti hanno cercato di far intervenire anche la giustizia civile, tra denunce, avvocati e cause. Compito però reso molto arduo per via dei continui trasferimenti da un Paese all'altro.

Zanardi conclude con un'amara riflessione e una dura presa di posizione: «Anche quello di padre Carlos Buela è un caso esploso quando Bergoglio – oggi Papa Francesco – era arcivescovo di Buenos Aires. Allora, il papa era Benedetto XVI. Un caso che ancora una volta dimostra come la linea della chiesa non sia affatto cambiata e continui a lasciare le sue vittime senza giustizia».


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