Coronavirus

Sguardi sul covid, il direttore sanitario del Galliera: "Puntati sulla terza dose"

Francesco Canale, direttore sanitario dell'ospedale Galliera, condivide in un video i ricordi delle prime due ondate di coronavirus e raccomanda il vaccino per evitare i veri rischi

Il direttore sanitario dell'ospedale Galliera, Francesco Canale

"Una cosa da subito mi ha colpito emotivamente durante il covid e mi condiziona ancora oggi: gli occhi. Delle persone, dei colleghi, dei lavoratori di questo ospedale". Della fase più dura della pandemia di coronavirus, il direttore sanitario del Galliera, Francesco Canale, si ricorda soprattutto gli sguardi: "Spalancati dalla tensione, dalla paura, che cercano qualcosa intorno, che chiedono risposte". 

Oggi in corsia gli occhi sono più rilassati ma l'attenzione è sempre alta. Una soltanto la raccomandazione: "Dobbiamo fare la terza dose è evidente - dice il direttore - i dati statistici confermano che, oltre che necessaria, avrà un importante effetto nei prossimi mesi per salvaguardare ulteriormente la popolazione".

In questo venerdì di novembre, il 5, sono 23 i ricoverati all'ospedale Galliera: 16 in Malattie Infettive, 1 in ostetricia, 2 in rianimazione e 4 in degenza breve. "I due pazienti in rianimazione stanno molto male e non sono vaccinati", spiega il dottore.

Cosa vedono, oggi, gli occhi del direttore sanitario? "I pazienti che arrivano in Malattie Infettive vaccinati sono di solito pazienti anziani o con polipatologie", una conferma che suona quasi ovvia ormai, ma che non basta a placare gli animi del popolo no-vax.

Gli stessi sguardi terrorizzati che hanno scansionato ogni giorno il bollettino, oggi sono appannati da un sentimento, per definizione illogico, che ha trasformato il vaccino da protezione a veleno. Alla paura legittima si reagisce con la negazione fino all'esasperazione del green pass come strategia di controllo sociale. Umanamente quasi tutto comprensibile (minacce di morte a parte): la pandemia ha aperto le finestre delle nostre fragilità che in alcuni si sono trasformate in reazioni aggressive e ancora una volta ovvie.

Poi c'è la realtà e, per fortuna, non più drammatica come quella di un anno e mezzo fa: "Chi ha fatto la vaccinazione, se dovesse ancora incontrare il virus, ha un'infezione con sintomatologia molto più ridotta - spiega il direttore sanitario Canale - diverso è però per chi ha una responsività immunitaria inferiore come gli anziani o i polipatologici che sono tendenzialmente meno reattivi e più a rischio, ma devo dire che i decessi o i pazienti che vediamo adesso venire in rianimazione rarissimamente sono vaccinati con due dosi, per cui questa la dice lunga anche sul rischio di morte".

Rischio che diventa emotivamente insostenibile e incalcolabile quando si parla di vaccinazioni anti covid per bambini eppure, ancora una volta, statisticamente vicino allo zero: "Avendo avuto pareri favorevoli in ambito internazionale raccomanderei anche il vaccino under 12 - conclude Canale - i giovani sono quelli che rispondono meglio alle vaccinazione per definizione perché, dunque, doverci angosciare col bambino che si infetta e che non può andare a vedere i nonni o uscire di casa? Quello che si può fare per evitare i veri rischi e stare meglio, facciamolo".


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